The Master and Margarita
Mikhail Bulgakov, 1967
Sometimes art and destiny intertwine so deeply with the existence of certain individuals, that they end up influencing each other, to the point of directing their lives in one inevitable direction.
Bulgakov’s life, particularly towards the end, was an unlucky one, partly due to the rumours concerning his writing of “ The Master and Margarita”. And in this very work, written over the course of several decades, the author ponders his own predicament.
The novel is developed on two levels, pertaining to two parallel stories: the first one is set in Moscow in the 30s, the second takes place in Jerusalem during the days that led to the crucifixion of Jesus Christ. The charismatic character that links the two narrative strands is Woland, the devil, who is present in both stories. Woland and his memorable gang upset Moscow by attacking officials and creating havoc among the population using black magic. An element of light, in the novel, comes from the love story between the Master and Margarita, with the latter playing a decisive role in motivating the Master to publish his book. The protagonists will cross their path with Woland’s in the second part of the novel and the Master’s manuscript will represent the core of the story, in the double role of an obstacle to love and an element of salvation.
“The Master and Margarita” is one of the masterpieces of 20th century world literature, for the richness of its themes, the mastery with which the author intersects the most obvious messages with the most latent undercurrents while maintaining a fresh and tragicomic tone through over 500 pages. Woland is the literary expedient that Bulgakov uses to make a fierce criticism of the Soviet apparatus, its political class, and its literary environment. Bulgakov’s novel is a mirror through staring into the depths of Soviet Moscow in the 1930s, capable of conveying the feeling of a pivotal historical moment in the 20th century, but – to an even greater degree – it is an enlightening reflection on universal themes such as destiny, life, and the role art has to play in it.
Bulgakov’s last unfortunate years are captured and described in the various drafts of the novel, as well as the crises and the perennial state of frustration due to being an outcast, a margina- lised writer in Moscow. The rumours linked to the writing of the “The Master and Margarita” were a contributing factor in the writer’s exclusion from the circles of the Soviet intelligentsia, leading to the confiscation of the original manuscript, which was deemed lost for years afterwards. But, as Woland says in the novel, “manuscripts do not burn”, just as great authors are not forgotten: “I protest! Dostoevsky is immortal,” says the gang’s iconic cat/hippopotamus, Behemoth, insolently to a saleswoman at a famous Moscow restaurant.
Bulgakov became immortal too, thanks to his novel, thanks to the strength of his art, which denied him fame and wealth in life, but gave him a much-deserved reward, precisely through “The Master and Margaret”: it gave him immortality.
Giuseppe Ligabue
Il Maestro e Margherita
Mikhail Bulgakov, 1967
A volte accade che arte e destino si intreccino talmente con l’esistenza di certi individui da influenzarsi a vicenda, fino ad accompagnare la vita di un uomo verso una sola possibile direzione.
La vita di Bulgakov, specialmente gli ultimi anni, è sfortunata anche a causa delle voci sulla stesura de “Il Maestro e Margherita” e proprio in questa opera, scritta nell’arco di decenni, l’autore riflette proprio sulla sua situazione.
“Il Maestro e Margherita” è un romanzo che si sviluppa su due piani legati a due storie parallele ambientate a Mosca negli anni 30 la prima, a Gerusalemme nei giorni della condanna di Cristo la seconda. Il personaggio carismatico che lega i due filoni narrativi è Woland, il diavolo, presente in entrambe le storie. Woland e la sua memorabile banda mettono a soqquadro Mosca aggredendo dei funzionari e creando scompiglio fra la popolazione ricorrendo alla magia nera. La luce, nel romanzo, si sprigiona dalla storia d’amore tra il Maestro e Margherita, quest’ultima decisiva nel motivare il Maestro alla pubblicazione del suo libro. I protagonisti incroceranno il loro cammino con quello di Woland nella seconda parte del romanzo e proprio il manoscritto del Maestro rappresenterà il nucleo della vicenda narrata, nella doppia veste di ostacolo all’amore ed elemento di salvezza.
“Il Maestro e Margherita” è uno dei capolavori della letteratura mondiale del ‘900, per la ricchezza dei temi trattati, per la maestria con cui l’autore interseca i messaggi più palesi con quelli più latenti, pur mantenendo per le oltre 500 pagine del romanzo un tono fresco e tragicomico. Woland è l’espediente letterario che Bulgakov utilizza per muovere una feroce critica all’apparato sovietico, alla sua classe politica e all’ambiente letterario. Il romanzo di Bulgakov è uno specchio attraverso cui immergersi nella Mosca sovietica degli anni 30, in grado di trasmettere le sensazioni di un periodo storico centrale del 900, ma ancor di più è una riflessione illuminante su temi universali, sul destino, sulla vita e sul ruolo dell’arte in essa. Gli ultimi e sfortunati anni di Bulgakov sono racchiusi e descritti nelle diverse stesure del romanzo, così come le crisi e il perenne stato di frustrazione dovuto all’essere un escluso, uno scrittore reietto nella sua Mosca. Sono proprio le voci legate alla stesura del “Maestro e Margherita” che contribuiscono all’esclusione dello scrittore dai circoli dell’intellighenzia sovietica, portando fino al sequestro dello stesso manoscritto, considerato poi perduto per anni. Ma “i manoscritti non bruciano”, dice Woland nel romanzo, così come i grandi autori non vengono dimenticati: “Protesto! Dostoevskij è immortale”, dirà l’iconico
gatto/ippopotamo della banda, Behemoth, in modo insolente ad una commessa di un famoso ristorante moscovita.
Immortale lo è diventato anche Bulgakov, grazie al suo romanzo, grazie alla forza della sua arte, capace di negargli fama e ricchezza in vita, ma in grado di donargli una giusta ricompensa, proprio attraverso “Il Maestro e Margherita”: l’eternità.
Giuseppe Ligabue