Journey to the end of the night
Louis Ferdinand Cèline, 1932
Journey to the End of the Night is a plunge into the first half of the last century, a breathless dive into the tragedies of the early 20th century, which are explored by Celine through his literary alter-ego Bardamu, a French doctor with no memorable virtues or egregious vices.
In the space of a few years, Bardamu witnesses the pivotal events of the 20th century: he vo- lunteers in the First World War, fighting in the trenches of Flanders, he convalesces in Paris after being wounded in battle, he is an immigrant worker on a plantation in colonial Cameroon. Disappointed and frightened by everything he has known, he embraces the American dream, first in New York and later as a worker on the largest assembly line of that age, at the Ford factory. He then chooses to return to France to complete his studies, then starts working as a doctor in a poor Parisian Banlieue.
The contact with his comrades during the war, with the American workers, and with the sick Parisians shapes Bardamu’s sensibility. In a perennial state of tension, his empathy and solida- rity for the human race are compensated by a sort of repulsion towards his fellow men, whom he finds morally lacking. Celine is masterful in exploiting this friction to allow his character to delve into a wide range of considerations and an in-depth analysis of 20th-century society that fill the entire novel, using a unique narrative style. Celine decided to use the popular language, eliminating classical French from its pages to make room for “metro” slang, the language that was actually used in the places visited by Bardamu. The use of the first person and the alterna- ting of popular language styles determine the particular tone of this novel: sparkling, hallucina- ted, alive, able to convey the world as seen through the eyes of the protagonist, without frills. Celine addresses some of the fundamental themes of the last century: nationalism, war, colo- nialism, alienation in the great American factories, and the precarious reality of the Parisian suburbs. He tackles these themes through an intensely raw novel, albeit filtering his point of view through his literary alter ego Bardamu. He shirks any attempt at embellishment: the pa- ges on the World War I show the soldiers’ desperation with painful realism, conveying the de- afness and blindness of the higher ranks and the senselessness of a tragic conflict: “You come out of jail alive, out of a war you don’t! The rest is blarney”.
Journey to the End of the Night is a hard, strong novel, moulded after the years of the early 20th century and the events that marked them. The events recounted in the novel needed a style capable of representing the emotional impulse of the character, a real, necessary, and obligatory language, hence the stylistic choice of Celine/Bardamu. Celine created a magma- tic, complex, visceral novel, and entrusted posterity with a work of art capable of acting as a nucleus of reflection on the great events of the last century, offering a dizzying analysis of the effects that these events have had on people, and in particular on those at the bottom, on the outcast across three different continents, “this is life, a sliver of light that ends in the night”.
Giuseppe Ligabue
Viaggio al termine della notte
Louis Ferdinand Cèline, 1932
Viaggio al termine della notte è un tuffo nella prima metà del secolo scorso, un’apnea nelle tragedie del primo 900, che vengono riproposte da Celine attraverso il suo alter-ego letterario Bardamu, medico francese senza memorabili virtù o deprecabili vizi.
Bardamu nell’arco di pochi anni si trova testimone degli eventi cardine del 20° secolo: volontario nella prima guerra mondiale combattuta nelle trincee delle Fiandre, convalescente a Parigi dopo essere stato ferito in battaglia, emigrante lavoratore in una piantagione nel Camerun colonizzato. Deluso e spaventato da tutto ciò che ha conosciuto fino ad allora, abbraccia il sogno americano, prima a New York e successivamente come operaio nella più grande catena di montaggio dell’epoca, la fabbrica Ford. Sceglie poi di tornare in Francia completare gli studi, esercitando poi la sua professione di medico in una povera Banlieu parigina.
Il contatto con i commilitoni durante la guerra, con gli operai americani e con i malati parigini modellano la sensibilità di Bardamu, il cui stato di tensione fra empatia, solidarietà verso il genere umano è compensato da una sorta di repulsione verso di esso, da un giudizio di povertà morale rispetto ai suoi simili. Celine è magistrale nello sfruttare questa frizione per permettere al suo personaggio di creare un ventaglio di considerazioni e analisi sulla società 900esca che riempiono il romanzo, utilizzando uno stile narrativo unico. Celine decide di utilizzare la lingua popolare, elimina il francese classico dalle sue pagine per inserirvi la lingua del “metrò”, quella realmente utilizzata nei luoghi visitata da Bardamu. L’utilizzo della prima persona, l’alternanza di stili linguistici popolari determinano il particolare tono del romanzo: frizzante, allucinato, vivo, capace di tradurre senza fronzoli il mondo visto attraverso gli occhi del protagonista. Celine affronta alcuni dei temi fondamentali del secolo scorso, il nazionalismo, la guerra, il colonialismo, l’alienazione nelle grandi fabbriche americane, fino a descrivere la precaria realtà delle periferie parigine. Per affrontare questi temi sceglie di scrivere un romanzo assolutamente crudo che, seppur filtrato dall’alter ego Bardamu, non ricorrere ad alcun abbellimento: le pagine sulla prima guerra mondiale raccontano con un sofferente realismo la disperazione dei soldati, la sorda cecità dei superiori, e l’insensatezza di un conflitto tragico: “dalla prigione ci esci vivo, dalla guerra no. Tutto il resto, sono parole”.
Viaggio al termine della notte è un romanzo non facile, forte, così come lo sono stati gli anni del primo 900 e le vicende che lo hanno segnato e contraddistinto. I fatti accaduti e raccontati nel romanzo necessitavano di uno stile in grado di rappresentare il trasporto emotivo del personaggio, una lingua vera, necessaria e obbligatoria, da questo nasce la scelta stilistica di Celine/Bardamu. Celine firma un romanzo magmatico, complesso, viscerale, e affida ai posteri un’opera d’arte in grado di agire come nucleo di riflessione sui grandi avvenimenti del secolo scorso, offrendo una vertiginosa analisi sugli effetti che questi eventi hanno avuto sulle persone, e in particolare sugli ultimi, sugli esclusi incontrati in tre continenti diversi, “la vita è questo, una scheggia di luce che finisce nella notte.”
Giuseppe Ligabue