On the road
Jack Kerouac, 1957
The power of great literary classics lies in the fact that every time you read them, even years apart, they will reveal new and different meanings, which can only a different, more mature sensibility could grasp. “On the road” is one of the great classics of 20th century American literature. It follows the two main characters as they hitchhike their way back and forth through the USA, letting their state of mind dictate the path at every turn. Kerouac turns the journey into an epic tale, a story of heroes in perpetual motion without any real destination, whose only purpose is to be on the road, as that seems to be the only condition that will allow them the kind of experiences that they feel can justify their being alive.
Kerouac alternates descriptions of places and encounters with lucid reflections in which a precise awareness emerges regarding the state of the characters and their need to keep moving, looking for nothing in particular: “I like too many things and get all confused and hung-up running from one falling star to another till I drop. […]I had nothing to offer anybody except my own confusion.”
Kerouac’s writing style is unique, in the author’s intentions, the novel must seem a continuous stream of consciousness, ready-made, something that the author captures from real life and immediately transfers onto paper. The jerky syntax and its jittery feeling seem to infuse the structure of the novel with the same feelings experienced by the characters and take the reader along the same journey as the two protagonists.
Kerouac and his masterpiece are inextricably linked to the beat generation and the youth movement that was inspired by this novel and echoed some of its themes, such as the feeling of detachment from the previous generations and the libertarian approach to drugs and sex. Confining the scope of the novel to these themes, however, would be extremely limiting. There are aspects of Kerouac’s writing that are much more modern, contemporary: the young people portrayed in “on the road” are a group of friends who do not recognize themselves in the great ideals that characterized the society built by the previous generation, they are existentialists who live their life one day at a time and hardly express any political or religious interest. Re-reading “On the Road” is not just a way to lean back into the yearning for infinite freedom, causal encounters with strangers that bring unexpected enrichment, but also a way to try and understand the context and the more-or-less hidden dangers that the younger generations encounter growing up. The state of mind of the youth in the novel and the dangers to which they are exposed can be compared to those faced by millennials, who grew up in a fluid society, stripped of the building blocks that existed before the fall of the Berlin Wall, and are pushed towards a new form of narcissism and individualism. This state of disorientation and perennial uncertainty about the present and the future, however, is characterized by incredible vital energy, by a propulsive force that links these generations with those who lived over 50 years ago. Once again, re-reading the classics with a more mature approach creates a bridge, that can be crossed to understand the present through the eyes and talent of a great artist of the past.
Giuseppe Ligabue
Sulla strada
Jack Kerouac, 1957
I grandi classici della letteratura, se letti a distanza di anni, hanno la forza di rivelare nuovi e differenti significati, che si riescono a cogliere solo grazie ad una sensibilità diversa, più matura. “On the road” è un grande romanzo della letteratura americana del secondo 900 che narra del viaggio dei due protagonisti attraverso l’America, un coast to coast andata ritorno e di nuovo andata, un viaggio prevalentemente in autostop e ampiamente governato dallo stato d’animo dei protagonisti. Kerouac compone un’epopea sul viaggio, una vicenda di eroi in moto perpetuo senza alcuna vera meta, il cui unico scopo è il fatto di essere sulla strada, uno stato che sembra l’unico in grado di offrire esperienze tali da giustificare ai protagonisti il loro essere vivi.
Kerouac alterna descrizioni di luoghi e di incontri a lucide riflessioni in cui emerge una precisa consapevolezza relativa allo stato dei personaggi e alla loro necessità di iniziare continuamente un viaggio alla ricerca di nulla: “A me piacciono troppe cose e io mi ritrovo sempre confuso e impegolato a correre da una stella cadente all’altra finché non precipito. […] Non avevo niente da offrire a nessuno eccetto la mia stessa confusione”.
Lo stile di scrittura di Kerouac è caratteristico, nelle intenzioni dell’autore il romanzo deve sembrare un flusso di coscienza continuo, un ready-made che l’autore cattura dalla vita reale e trasferisce immediatamente sul foglio di carta. La sintassi a scatti, la sensazione di fremito sembrano riflettere nel romanzo proprio le sensazioni provate dai personaggi in “On the road”, e trasportano il lettore nel viaggio insieme ai protagonisti.
Kerouac e il suo capolavoro sono indissolubilmente legati alla beat generation e al movimento giovanile che si ispirerà all’opera promuovendone alcuni aspetti quali il distacco verso le precedenti generazioni e lo spirito libertario nei riguardi di droghe e sesso. Schiacciare il romanzo su questi temi, però, sarebbe molto limitante. In Kerouac sono evidenti alcuni aspetti che risultano essere molto più moderni, contemporanei: i ragazzi di “on the road” sono un gruppo di amici che non si riconoscono nei grandi ideali che hanno caratterizzato la società della generazione precedente, esistenzialisti che vivono alla giornata e da cui non traspare quasi minimamente un interesso politico o religioso.
Rileggere “On the Road” è consigliabile non solo per tornare a respirare una voglia di libertà infinita, di incontri causali, di arricchimento attraverso l’incontro con l’estraneo, ma anche per tentare di leggere e capire il contesto e i pericoli più o meno nascosti in cui crescono le ultime generazioni. Lo stato d’animo dei ragazzi del romanzo e i pericoli cui sono esposti, possono essere paragonati a quelli che, parte dei millennials, cresciuti in una società liquida e senza i solidi appigli precedenti alla caduta del Muro, spingono i ragazzi verso una nuova forma di narcisismo ed individualismo. Questo stato di spaesamento e di perenne incertezza verso il presente ed il futuro sono però caratterizzati da una incredibile energia vitale, da una forza propulsiva che lega queste generazioni con quelle di oltre 50 anni fa. Come si diceva, la grande letteratura, riletta con occhi diversi, è un ponte che, se percorso, rende interpretabile parte del presente attraverso gli occhi e il talento di un grande artista del passato.
Giuseppe Ligabue