Blindness

José Saramago, 1995

An unreal context, the contagion of an unknown disease that expands exponentially to transform all the daily aspects of a society. Fear, flight, despair, but also the will to resist, to find a new stability, an opportunity to reflect on how we understand life and how we see the world. This is not a current affairs report on the effects of the Covid 19 epidemic, but the plot of a great novel, “Blindness”, which won its author, José Saramago, the Nobel Prize. “Blindness” tells the story of the appearance of a virus that causes a motorist who is stopped in front of a traffic light to lose his eyesight. Within a few days he infects dozens, hundreds, thousands of people. The lives of the infected are turned upside down, and they are unable to find their way in their new world, made up of an impenetrable white curtain that prevents them from seeing anything.
The first infected are forced into isolation in a containment facility, where the two protagonists, an ophthalmologist and his wife (who is immune to the disease), try to survive while waiting for medicines and hoping for a cure. The growing number of victims resulting from the unknown infection first leads to the collapse of the containment facility, in which some infected people try to seize all the food with violence and blackmail, and then to the total disintegration of society: chaos breaks out of the ghetto and spills over into the whole country, where gangs of staggering humans, groping in the whiteness of their field of vision, fight over food with wild animals.
Even as people suffocate, in the most difficult situations, the human instinct is to adapt, to change certain behaviours in an attempt to make survival easier. This instinct is also the driving force that leads men and women to regroup, to unite in small communities with their own rules and dynamics in order to improve their lives, despite the total anarchy unleashed by the pandemic. The push towards a new kind of community, for the author, is therefore intrinsic in the human race as a result of unexpected and tragic events that overturn what until then had been the status quo.
The novel’s great message lies in everyone’s assumption of responsibility: the drive of each individual to strive towards goodness and empathy towards others, which is as strong as the drive towards selfishness and the exploitation of others. It is everyone’s responsibility to choose the direction they want to take. The choice is certainly not easy, but Saramago points out that people have much more power to change the world than they generally believe. Saramago offers its readers hope, or rather a chance: the chance to get up after a hard struggle against the pandemic, and find themselves enriched by the blossoms of what could turn out to be a new and better society: each of us is responsible for making those blossoms flourish and prosper.

Giuseppe Ligabue

Cecità

José Saramago, 1995

Un contesto irreale, un contagio dovuto ad una malattia sconosciuta che si espande esponenzialmente fino a trasformare tutti gli aspetti quotidiani di una società. La paura, la fuga, la disperazione, ma anche il desiderio di resistere, di trovare un nuovo equilibrio, un’occasione per riflettere su come si intende la vita e come si vede il mondo. Non si tratta di un un report di attualità sugli effetti dell’epidemia di covid 19, ma della trama di un grande romanzo, “Cecità”, che è valso il premio Nobel al suo autore, Josè Saramago.
“Cecità” racconta della comparsa di un virus che causa la perdita della vista di un automobilista fermo di fronte al semaforo, che nel giro di pochi giorni contagia decine, centinaia, migliaia di persone. La vita degli infetti viene stravolta, incapaci di orientarsi all’interno del loro nuovo mondo, costituito da una incorruttibile patina di colore bianco che impedisce loro di vedere qualsiasi cosa.
I primi infetti vengono costretti all’isolamento in una struttura di contenimento, in cui i due protagonisti, un oculista e la moglie (che risulta immune alla malattia), cercano di sopravvivere in attesa di medicine e di una guarigione. Il crescente numero di vittime dovuto alla sconosciuta infezione porta prima al collasso del rifugio-lazzaretto, in cui alcuni infetti cercano di accaparrarsi tutto il cibo attraverso soprusi e ricatti, successivamente alla disgregazione totale della società: il caos esce dal ghetto e si riversa nell’intero Paese, dove bande di umani barcollanti sfidano il cibo agli animali selvatici muovendosi a tentoni nel bianco più totale.
Anche soffocando nelle situazioni più difficili, l’istinto umano è quello di adattarsi, di mutare alcuni comportamenti nel tentativo di semplificare la sua sopravvivenza. Questo istinto è anche la leva che porta uomini e donne a raggrupparsi, ad unirsi in piccole comunità con regole e dinamiche proprie per agevolare la loro vita nell’anarchia totale scagionata dalla pandemia. La spinta versouna nuova socialità, per l’autore, è quindi intrinseca nel genere umano come risultato di avvenimenti inaspettati e tragici che ribaltano quello che fino ad allora era lo status quo.
Il grande messaggio del romanzo risiede nell’assunzione di responsabilità di ognuno: la spinta di ogni individuo di tendere verso il bene e l’empatia verso gli altri e così forte come lo è quella verso l’egoismo e lo sfruttamento altrui. E’ a carico di ognuno scegliere dove dirigersi. La scelta non è sicuramente facile, ma Saramago evidenzia come le persone abbiano molto più potere di cambiare il mondo di quanto generalmente credono.
Saramago offre ai suoi lettori una speranza, anzi una possibilità: quella di rialzarsi dopo un dura resistenza contro l’epidemia, arricchiti da i germogli di quella che potrebbe rivelarsi come una nuova e migliore società: ad ognuno di noi il compito di far fiorire e prosperare quei germogli.

Giuseppe Ligabue